Partendo dalla distinzione gramsciana tra lettori «ideologici» e lettori «economici» (Quaderni, 14, 62), abbiamo avviato un’indagine sul mercato dei libri in Italia. A questo scopo abbiamo raccolto e selezionato dati quantitativi già disponibili (italiani e in parte anche esteri, per proporre un primo raffronto). A fianco di questa attività, il Gramsci centre for the humanities ha condotto anche alcune prime incursioni orientate secondo un approccio qualitativo, rivolgendo questionari e interviste ad alcuni rappresentanti qualificati del settore.
I frutti preliminari di questo lavoro saranno pubblicati in sei puntate sul nostro sito, in modo da mettere a disposizione i dati raccolti e offrire una prima parziale mappatura della situazione attuale, che potrebbe auspicabilmente costituire la base di future ricerche e discussioni.
Le presentazione e la raccolta dei materiali sono state curate da Andreas Iacarella.
Sommario delle puntate:
1, Il mercato del libro in Italia;
2, Le librerie in Italia, esercizi commerciali e presidi culturali;
3, L’impatto della pandemia sul mercato librario;
4, I librai indipendenti in Italia: proposte di rilancio e costanti di lungo periodo;
5, Dall’Italia al mondo: alcuni spunti comparativi sulla lettura e le librerie;
6, Costruire il futuro della lettura: una libreria in trasformazione.
La prima uscita ha per oggetto la presentazione della situazione della produzione libraria e della lettura in Italia, che ci è apparsa preliminare per approfondire le questioni relative al mercato del libro.
Con cadenza annuale l’Istat divulga i risultati della propria indagine circa la produzione e la lettura dei libri in Italia. A gennaio del 2021 è stato pubblicato il report relativo al 2019, che contiene anche un aggiornamento relativo al primo periodo del 2020, in considerazione della specificità della situazione innescata dalla pandemia di Covid-19.
Il report evidenzia come la produzione libraria relativa al 2019 si sia attestata su una media di 237 libri al giorno, dunque quasi 1,3 libri ogni mille abitanti; di cui il 58,4% novità e l’8,5% nuove edizioni. Nel 2019 sono state 1.706 le imprese o istituzioni che hanno svolto l’attività di edizione come attività principale; di queste il 53% sono considerati “micro-editori” (non più di 5.000 copie), il 38,1% piccoli editori (massima tiratura 100.000 copie), il 6,8% medi editori (tiratura non superiore a un milione di copie), il 2,1% grandi editori (tiratura superiore al milione di copie). Il 59.1% della produzione in termini di titoli (e il 91,3% della tiratura) è stata realizzata da medi e grandi editori.
La distribuzione territoriale delle imprese vede il Nord avanti, con il 50,0% degli editori (31,3% nel Nord-ovest e 18,8% nel Nordest), e il Centro e il Mezzogiorno attestarsi rispettivamente al 28,7% e al 21,2% (14,7% al Sud e 6,5% nelle Isole). Le regioni sul cui territorio sono presenti il maggior numero di editori sono la Lombardia (20,6%) e il Lazio (16,8%).
I titoli pubblicati dagli editori censiti nel 2019 corrispondono a 86.475, per un totale di oltre 192 milioni di copie stampate [i dati sulla tiratura potrebbero essere proficuamente confrontati con le serie storiche Istat sul tema]. A fronte di questa rilevante produzione, la quota di invenduto resta cospicua, ma con una differenza notevole rispetto alla tipologia di editore. La percentuale di giacenza e reso dichiarata è del 26% per i micro-editori, 17,6% per i piccoli, 6,9% per i medi e 5,8% per i grandi.
Il costo medio dei libri è stato nel 2019 di 19,84 euro; con circa metà della produzione (50,1%) costituita da opere con prezzo non superiore a 15 euro, e il 28,7% dei volumi con un prezzo tra i 10 e i 15 euro. Per quanto riguarda i canali di commercializzazione, il primo posto spetta agli store on-line italiani (59,9%), di poco sopra alle librerie indipendenti (59,3%). I grandi e medi editori hanno confermato la loro preferenza per le librerie di catena (82,9% per i grandi e 70,7% medi, sul 36,0% del totale); mentre la vendita diretta è rimasta uno dei canali privilegiati dai micro-editori (55,6%).
Sullo specifico degli aspetti commerciali e di mercato, è utile incrociare i dati Istat con quelli offerti dal Rapporto sullo stato dell’editoria in Italia 2020, a cura dell’Ufficio Studi dell’AIE – Associazione Italiana Editori. Il 2019 ha segnato un ritorno ai livelli pre-crisi economica, con un fatturato di 3.036,6 milioni (in crescita del 3% sul 2018, così ripartito: 1.527,8 milioni per i libri di varia, 769 per lo scolastico, 379 per il digitale e 360,8 per altro), che conferma il libro come prima industria culturale in Italia, al fianco delle Pay tv. Secondo l’AIE, i canali di vendita vedono un aumento degli store online (27%, rispetto al 24% del 2018), così come dell’export dei diritti di edizione di autori italiani a editori di altri Paesi (+9% sul 2018).
Per quanto riguarda l’aspetto della lettura, il report Istat evidenzia come il 40,0% della popolazione di età uguale o superiore ai 6 anni abbia letto almeno un libro nel corso dell’anno, il 44,3% da 1 a 3 libri, il 15,6% da 12 libri in su. Il 77,2% dei lettori resta legato esclusivamente al libro cartaceo, mentre il 7,9% solo agli e-book o ai libri on line. A questo proposito va segnalato che il 45,3% delle opere pubblicate a stampa nel 2019 è stato reso disponibile anche in versione ebook.
Nel 2019 la quota di lettori risulta più alta tra i giovani: 54,1% tra i 15 e i 17 anni e 56,6% tra gli 11 e i 14 anni. Persistente anche il divario di genere, che si manifesta dal 1988, con la percentuale delle lettrici che si è attestata al 44,3% e quella dei lettori al 35,5%. In termini assoluti, il pubblico di lettori più affezionati è costituito dalle ragazze tra gli 11 e i 19 anni (almeno un libro nell’anno per oltre il 60% del campione).
Sull’affezione alla lettura si conferma l’influenza dell’istruzione e della collocazione territoriale. Con il 71,9% di lettori tra i laureati, contro il 46,1% tra i diplomati e il 25,9% tra chi possiede la licenza elementare. Per quanto riguardala distribuzione geografica, ha letto almeno un libro il 47,6% dei residenti nel Nord-ovest e il 48,1% di quelli del Nord-est. La quota media di lettori scende al Sud (27,9%), mentre è differenziata tra le isole (25,9% in Sicilia; 38,9% in Sardegna, che però cala di 5,8 punti percentuali rispetto al 2018). Discriminante anche la tipologia comunale, in parte legata alla presenza di esercizi commerciali e biblioteche: nei Comuni centro dell’area metropolitana circa la metà dei residenti si dichiara lettore (48,2%), percentuale che scende al 36,0% per i Comuni con meno di 2mila abitanti.
Anche la provenienza familiare resta un fattore determinante: al di sotto dei 18 anni sono lettori il 77,4% dei figli di genitori lettori e solo il 35,4% tra i figli di non lettori.
Per la consultazione dei dati completi si rimanda al testo integrale del report Istat e alla raccolta delle tavole statistiche impiegate per la compilazione dello stesso.