«A cosa serve conoscere la storia degli antichi romani?»
«Mi avvalgo della facoltà di non rispondere: se davvero occorresse chiedersi “a cosa serve” una fase fondamentale della nostra identità storica, politica, giuridica, staremmo messi proprio male. E comunque, chi può dire di conoscere tutta la storia romana? Ogni studioso ha la sua cassetta degli attrezzi personalizzata ed è guidato dai propri interessi, e soprattutto dalle proprie idiosincrasie. Prendiamo l’esempio di Theodor Mommsen (1817-1903): questo grande storico padroneggiò la storia di Roma dai primordi fino alla tarda antichità, si mosse con disinvoltura fra storia politica, amministrativa ed economica, pubblicò edizioni di fonti e promosse un corpus monumentale di epigrafia latina. Ma trascurò volutamente un aspetto fondamentale come la religione, e anche gli aspetti storico-artistici e iconografici lo lasciavano freddo: pare sia stato proprio lui a suggerire di far segare i numerosi sarcofagi rinvenuti in una delle necropoli di Concordia Sagittaria (presso l’attuale Portogruaro) per estrarne le iscrizioni, che poi furono incastonate sui muri del nuovo museo. E se persino un gigante degli studi come Mommsen aveva i suoi limiti, figuriamoci gli studiosi di oggi, visto che oltretutto le logiche dell’accademia tendono a premiare chi si concentra su temi ristretti».
Giusto Traina, La storia speciale. Perché non possiamo fare a meno degli antichi romani (Roma e Bari, Laterza, 2020)